Anche per i “vecchi” di Pesaro, un nuovo autunno aprirà le porte ad un altro inverno. Nel caso che qualcuno consideri spregiativa la definizione “vecchi”, vorrei premettere che non ho mai amato gli eufemismi. Poiché ritengo di far parte di questa categoria, penso di avere il diritto di chiamarla con il suo vero nome. Lascio libero ognuno, naturalmente, di definire come preferisce la soglia di età oltre la quale una persona è da considerare vecchia. Anche un'altra categoria, quella dei “giovani”, è tutt'altro che omogenea e di difficile definizione. Le soglie di età possono essere arbitrarie e soggettive. Agli occhi di un adolescente una persona di trent'anni può sembrare quasi decrepita, mentre per un ottantenne chi ne ha cinquanta è ancora molto giovane. E' grossolano raggruppare le persone in categorie come se fossero omogenee. Per necessità di cronaca occorre precisare che qui si intende trattare di quelle persone che hanno superato i 55 anni (requisito minimo), che sono pensionate senza alcuna attività lavorativa (requisito obbligatorio) e che sono arzille. Qualche lettore invidioso penserà: “che si cerchino un lavoro!”. Questa è un'ipotesi che il problema esclude. L'ipotesi del problema descrive il profilo di un anziano ancora con la voglia di cambiare il mondo e con la gioia di vivere al meglio la propria età. E' già – o sarà – un nonno giovane e speciale. Pensionato, in buona salute e forma fisica, perfettamente abbronzato avendo trascorso lunghe ore fra ozi ed attività marinare, di media cultura e capace di navigare sul web. Ultimo dato: di sesso maschile. La tesi consisterà nel dimostrare punti di forza e punti di debolezza della nostra città nel creare opportunità di impegno per il nostro concittadino. Attingendo dalle mie conoscenze personali, ho pensato a questo tipo di soluzione del problema. Le scuole riapriranno ed il “vecchio” potrà diventare “nonno per un giorno” aiutando i bambini ad uscire da scuola senza restare vittime di automobilisti frettolosi. Due generazioni vicine-lontane che si stringono la mano. Questo è buono. Potrà poi prestare la propria opera, in tempo parziale, nelle svariate associazioni culturali o di volontariato. Anche questo è buono. Frequenterà qualche corso presso l'Università dell'Età Libera. Parteciperà alle attività del proprio Cral aziendale che organizza, minuto per minuto, le vacanze e il tempo libero dei propri dipendenti ma anche dei pensionati. Non so se questo debba essere valutato positivo o negativo. Che se ne fa delle vacanze un pensionato? Trascorre ore, giorni interi a ricordare, divertito ma in fondo nostalgico, i bei tempi in cui anche lui non aspettava altro che le ferie natalizie. Ma non di soli ricordi vive l'uomo. E allora, dopo, cosa fa? Magari ha dei nipotini, piccoli pargoletti da accudire. Proprio come durante il resto dell'anno. Rimangono pur sempre enormi voragini di tempo da riempire! Il “nonnino” ha da poco celebrato il quarantennale del ‘68, quando il suo ideale era il cambiamento. Ora sa che non potrà più cambiare niente. Questo è triste ed è male. Per questo la società italiana manda in pensione sempre più tardi. Per evitare che abbiano troppo tempo per annoiarsi. Per procrastinare il più possibile il momento in cui i “vecchi” diventeranno solo un peso, un costo alla casa di riposo, un capitolo del Welfare.
Stefano Giampaoli
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