Ricordo perfettamente l'emozione provata quando la persona con cui avevo parlato a lungo durante una cena sulla colline fanesi dichiarò che voleva farmi un regalo perché gli erano molto piaciuti alcuni miei articoli a proposito del Lisippo pubblicati sul Resto del Carlino. “Ti regalo un pezzo della statua” disse. Credendo di non aver bene compreso gli feci ripetere la frase. La risposta fu chiarissima: “Vai dal geometra Celesti e gli dici che ti deve dare il pezzo che gli ho lasciato quando mi fece la casa. Poi ci fai quello che vuoi”. Dopo una notte insonne chiamai di buon mattino il Celesti per chiedergli se era vero quanto mi era stato riferito. “Sì, è vero, salvo il fatto che non si tratta di un pezzo di statua ma di una concrezione marina che sulla statua si è sedimentata”, mi rispose Celesti, “tanto è vero che la usavo come posacenere”. “Non importa, qualsiasi cosa sia, deve essere immediatamente consegnata alle autorità perché è l'unica prova esistente del fatto che la statua è passata per Fano. Non ne esistono altre per far valere le nostre ragioni con il Getty Museum e gli USA", gli risposi. La seconda telefonata fu per il procuratore della Repubblica, dott. Savoldelli Pedrocchi, che mi invitò ad operare affinché la “cosa” fosse consegnata al più presto per le conseguenze internazionali che avrebbe potuto produrre. Dopo varie tergiversazioni la consegna avvenne in Procura a Pesaro. Le indagini successive provarono che si trattava del calco della statua dell'Atleta che si incorona; e da quel momento l'Italia poté produrre la tanto ricercata prova della identità tra la statua ritrovata in mare da pescatori fanesi e quella ospitata a Malibù. Da allora la musica cambiò. La stessa sentenza assolutoria dei Barbetti di Gubbio, per mancanza del corpo del reato, si rivelò inconsistente e molti che avevano ironizzato sulla mia certezza che la statua sarebbe un giorno ritornata perché uscita illegalmente dall'Italia, cambiarono opinione. Curioso è soltanto il fatto che oggi a fare più chiasso ed a vantare meriti inesistenti siano proprio coloro che ieri ridacchiavano ogni volta che la strana storia del Lisippo riemergeva dal silenzio. L'obiettivo non è stato ancora raggiunto, ma lo sarà. Finalmente un ministro si sta impegnando come altri prima di lui non hanno fatto. Un solo rammarico: la scomparsa del procuratore Savoldelli Pedrocchi, il cui impegno nella vicenda avrebbe meritato di essere premiato con il ritorno del Lisippo. Sarebbe stato un altro successo per lui dopo il brillante recupero dei quadri rubati ad Urbino. Ma così va il mondo: la sconfitta è orfana e la vittoria ha cento padri.
Alberto Berardi
|