
|
Il platano di Santa Maria delle Fabbrecce, a Pesaro, con il suo tronco di oltre 5 metri di circonferenza.
|
"Dio disse: “La terra si copra di verde”, e così avvenne. La terra produsse erba verde e ogni specie di alberi. E Dio vide che era bello". Così la Bibbia, in Genesi 1:11 e 12, descrive il terzo giorno della creazione. Sappiamo tutti che la nostra vita è legata al mondo vegetale e a quel processo essenziale per la sopravvivenza che è la fotosintesi. Ma gli alberi sono anche belli. Vivono accanto a noi e meritano rispetto e protezione. E alcuni esemplari abbiamo l'obbligo di “salvarli” per la loro monumentale bellezza o per la testimonianza storica cui sono legati. Secondo un'accurata indagine, nella nostra provincia sono 10 gli alberi da salvare. Uno di questi è il platano di Santa Maria delle Fabbrecce. Possiamo scorgerlo (anche se non è facile per chi transita in auto) percorrendo la Via Gagarin all'altezza di Via Timavo. Appartato com'è tra un corso d'acqua e la linea ferroviaria, è stato apparentemente al riparo da offese umane. Si tratta di una pianta secolare che presenta caratteristiche di monumentalità per la sua base molto ampia. Il tronco infatti ha una circonferenza di oltre 5 metri, mentre sia la chioma che l'altezza superano i 30 metri. Un avvenimento importante nella vita di questo platano è rappresentato dalla caduta, verificatasi alcuni decenni fa, di gran parte del tronco e della chioma. Infatti a motivo della vecchiaia e delle intemperie, durante un temporale la metà superiore dell'albero si schiantò al suolo con enorme fracasso. Come riferisce un anziano testimone, un tempo la chioma era molto più fitta, i rami molto più serrati al tronco e l'altezza quasi doppia dell'attuale. Fu proprio in mezzo ai fitti rami e al folto fogliame che trovarono un sicuro nascondiglio i partigiani braccati nel '44 dai tedeschi, negli ultimi giorni di guerra. Ne sono ancora testimoni alcuni grossi chiodi infissi profondamente nel tronco (e ora in parte inglobati nel legno) per agevolare l'ascesa fino a 40 metri e più. Evidentemente da quell'altezza era possibile osservare spostamenti e transito delle truppe. "Salviamo" questo nostro vecchio amico che ha scritto la storia dei nostri bisnonni, nonni e padri e che, se potrà ancora contare sul rispetto e sull'assennatezza umana, probabilmente scriverà la storia dei nostri figli, nipoti e pronipoti.
Vittorio Boiani
|